Blog Archives - Pagina 2 di 2 - Ludovico Palma Nutrizionista

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6 Ottobre 2022

Il vegetarianismo, la pratica di astenersi dal mangiare carne, ha una storia documentata che risale all’antica Grecia. 

Attualmente, la scelta di seguire una dieta vegetariana e vegana è sempre più comune nella popolazione italiana e mondiale. Secondo il Rapporto Italia dell’Eurispes di quest’anno il 6,7% della popolazione segue una dieta vegetariana o vegana. Circa il 5,4% del campione intervistato è vegetariano, mentre l’1,3% vegano. 

Ma in cosa consistono questi regimi alimentari ? E’ salutare seguire una dieta vegetariana o vegana ? C’è il rischio di carenze nutrizionali ? Vediamone insieme le principali caratteristiche. 

Dieta Vegetariana e Vegana, i diversi modelli alimentari

E’ importante fare chiarezza sui differenti modelli alimentare di dieta che escludono o meno alcune categorie alimentare di derivazione animale. 

Il latto-ovo vegetarianesimo:

La dieta latto-ovo vegetariana è un modello alimentare in cui  sono esclusi la carne, i suoi derivati e qualsiasi specie animale acquatica commestibile. 

In questo regime alimentare sono invece inclusi: il latte, i suoi derivati (latticini e formaggi) e le uova, oltre ovviamente tutti gli altri alimenti di origine vegetale.

Il latto vegetarianesimo:

La dieta latto-vegetariana oltre che escludere tutti gli alimenti della dieta latto-ovo vegetariana (carne, pesce) rifiuta anche le uova, considerate potenzialmente dei futuri animali.

Il veganesimo:

Questo modello alimentare esclude invece qualsiasi prodotto di origine animale: carne, pesce, latte, uova e loro derivati. Anche il miele viene considerato un alimento prodotto da animali e quindi non può essere introdotto. 

E’ un modello alimentare più restrittivo per cui se non vengono adottate alcune accortezze può portare a delle carenze nutrizionali importanti. 

Sia per un’alimentazione vegana che vegetariana è consigliabile rivolgersi ad un medico o nutrizionista che imposti una dieta bilanciata ed adeguata ai propri fabbisogni. 

Flexitarian:

E’ Neologismo inglese, composto da flexible (‘flessibile’) e vegetarian (‘vegetariano’), indica un’alimentazione prevalentemente vegetale ma più flessibile. Si segue un modello di alimentazione di tipo vegetariano, senza rinunciare ad alimentarsi sporadicamente di proteine animali. 

Ci sono vantaggi nel seguire una dieta vegetariana?

Molti studi si stanno ancora svolgendo a riguardo, sembra però che ci siano degli evidenti benefici rispetto ad alcune patologie. Ad esempio, chi segue una dieta vegetariana o vegana, adeguatamente bilanciata, avrebbe un ridotto rischio di ammalarsi di:

  • diabete tipo 2, 
  • obesità, 
  • ipertensione, 
  • cardiopatia ischemica,
  • alcune forme tumorali. 

Probabilmente queste caratteristiche derivano dall’ottimo apporto di fibre e fitocomposti che determinano una riduzione dei livelli di colesterolo nel sangue ed un miglior controllo del carico glicemico dopo un pasto.

I benefici derivano anche da un minor consumo di sale e zucchero. 

Invece, le raccomandazioni del fondo per la ricerca contro il cancro invitano soltanto a ridurre il consumo di carni rosse e conservate e alimenti lavorati. Non sembra essere necessario eliminare del tutto queste categorie alimentari. E’ , invece, molto importante aumentare l’apporto di verdura, frutta, semi , legumi e cerali. 

Oltre a tutto ciò in un’alimentazione sana ed equilibrata è molto importante utilizzare le quantità adeguate ai propri fabbisogni

Cosa monitorare in un’alimentazione vegetariana o vegana?

Se strutturata in maniera adeguata la dieta vegetariana e vegana non comporta rischi per la salute. Ci sono comunque alcuni componenti della dieta ai quali è necessario fare particolare attenzione, vediamo quali sono.

Vitamina B-12

La vitamina B-12 è una vitamina importante per il funzionamento del sistema nervoso e del fegato. Si trova principalmente in alimenti di origine animale, una dieta strettamente vegetariana o vegana può determinare una carenza. Alcuni tipi di alghe contengono la vitamina B-12, però non risulta facilmente assimilabile da questi alimenti, inoltre le quantità presenti sono insufficienti a soddisfare i fabbisogni previsti. Per cui se non si mangiano uova, latte e suoi derivati è bene valutare con il proprio medico o nutrizionista un’eventuale integrazione di vitamina B-12. 

Fabbisogno Proteico

In questo tipo di regime alimentare è bene stimare il proprio fabbisogno proteico, valutando  stile di vita e necessità individuali. L’aiuto di un professionista, come un nutrizionista o un dietologo, può semplificare e chiarire eventuali dubbi riguardo a quantità e tipologia di alimenti. 

L’apporto proteico è uno dei punti a cui fare più attenzione perché le proteine svolgono diverse attività essenziali nel nostro organismo: 

  • costituiscono i tessuti del corpo, in particolare i muscoli,
  • partecipano alla formazione degli ormoni e degli enzimi,
  • forniscono energia , anche se in misura inferiore a grassi e carboidrati. 

Le proteine di origine vegetale provengono principalmente da legumi (fagioli, piselli, lenticchie, fave, ceci , soia) , cereali e derivati ( pane, avena, farro, orzo, grano saraceno, pasta). 

Le proteine di origine vegetale sono meno biodisponibili in confronto a quelle animali. A parità di quantità, l’organismo riesce a ricavare meno aminoacidi dagli alimenti vegetali rispetto a quelli animali. Inoltre le proteine di origine vegetale hanno un valore biologico inferiore rispetto a quelle animali, mancano alcuni amminoacidi essenziali. 

Per rendere completi i pasti dal punto di vista proteico è consigliabile unire diverse alimenti vegetali ricchi di proteine ( legumi, cereali e semi). Oltre a ciò, data la minor assimilazione delle proteine vegetali bisognerebbe aumentare l’apporto di circa il 5-10% per soddisfare i fabbisogni. 

Minerali e Dieta Vegetariana e Vegana

Ferro

Il ferro è un minerale e micronutriente fondamentale per l’ossigenazione del nostro organismo. 

Il ferro derivante da alimenti vegetali è meno assimilabile dal nostro corpo rispetto a quello di una dieta onnivora. Questo avviene a causa di alcune molecole presenti in questi alimenti che ingabbiano il ferro e ne limitano l’assorbimento. 

Così in una dieta vegetariana o vegana è importante aumentare l’apporto di ferro. Inoltre alcuni accorgimenti migliorano l’assorbimento del ferro presente nei vegetali, ad esempio:

  • Abbinare alimenti con ferro vegetale a quelli con vitamina C tipo succo di limone, kiwi, agrumi, peperoni o pomodori crudi)
  • Macinazione, ammollo e germinazione di legumi e cereali permettono la diminuzione di composti che ne limitano l’assimilazione. 

Calcio

Il calcio è un minerale fondamentale per il funzionamento delle cellule, per la formazione ed il mantenimento delle ossa e dei denti. 

Le principali fonti  vegetali di calcio sono i legumi, prodotti derivati dalla soia, alcuni vegetali a foglia larga , la frutta secca ed i semi oleosi. Purtroppo anche questi alimenti hanno un assorbimento limitato del minerale a causa di composti come gli ossalati ed i fitati. 

I soggetti più a rischio di carenza sono quelli che seguono una dieta vegetariana più restrittiva, con l’esclusione di latte e derivati.

Per prevenire carenze bisognerebbe aumentare il consumo di alimenti con elevata quantità di calcio (verdure a basso contenuto di ossalati e fitati, soia e derivati). Se ciò non dovesse bastare esistono prodotti fortificati di questo minerale. Infine, anche l’acqua è un’importante fonte di calcio che contribuisce a soddisfare i fabbisogni giornalieri, circa 800 mg/die per l’adulto.

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6 Giugno 2022

Il diabete è una malattia metabolica cronica multifattoriale caratterizzata da livelli elevati di glucosio nel sangue (o zucchero nel sangue). 

Circa 422 milioni di persone nel mondo hanno il diabete, ogni anno gli sono direttamente attribuiti 1,5 milioni di decessi. Purtroppo, sia il numero di casi che la prevalenza del diabete sono aumentati costantemente negli ultimi decenni.

E’ una malattia molto seria che nel tempo può causare gravi danni al cuore, vasi sanguigni, occhi, reni e nervi. Infatti, il diabete è una delle principali cause di cecità, insufficienza renale, infarto, ictus e amputazione degli arti inferiori.

Esistono differenti tipi diabete: il tipo 1, il il tipo 2 ed il diabete gestazionale. Il diabete mellito di tipo 2 è il più comune, interessa il 90% dei casi, di solito adulti.  

Diabete mellito di tipo 2 ed Insulina

L’insulina è un ormone prodotto e secreto dal pancreas ed è noto come il principale regolatore del metabolismo dei carboidrati (zuccheri). L’insulina è l’ormone ipoglicemizzante per eccellenza, cioè agisce riducendo i livelli di zucchero nel sangue. 

Il diabete mellito di tipo 2 insorge quando il corpo diventa resistente all’insulina o non ne produce abbastanza, causando un aumento dei glucosio (zucchero) nel sangue.

Cause del diabete mellito di tipo 2

La maggior parte dei casi di diabete mellito di tipo 2 è associata a stili di vita scorretti e all’obesità che, spesso, lo precede e ne è la causa scatenante. Il fattore genetico e la familiarità a questa patologia possono favorire la comparsa di diabete tipo 2. Spesso, le persone con diabete tipo 2 hanno parenti prossimi (genitori, fratelli) affetti dalla stessa malattia. 

Alcune condizioni aumentano il rischio di sviluppare il diabete tipo 2, come:

  • dieta a elevato contenuto di zuccheri semplici (dolci, caramelle, bevande zuccherate etc.)
  • dieta a elevato contenuto di grassi di origine animale (carni rosse o insaccati, formaggi grassi)
  • sedentarietà
  • diabete gestazionale
  • eccessivo consumo di alcol
  • età (il diabete tipo 2 compare in genere dopo i 40 anni e interessa per lo più persone al di sopra dei 64 anni)

Diabete mellito di tipo 2 e dieta

Per le persone con diabete tipo 2 è essenziale fare attenzione ad uno stile di vita sano. Alimentazione ed attività motoria sono fondamentali, anche in prevenzione, soprattutto se ci sono fattori genetici e familiari che predispongono alla patologia. Come gestire l’alimentazione per il diabete? 

La dieta di una persona con diabete, non differisce molto dalla dieta sana. E’ importante avere una dieta sana ed equilibrata, in cui nessun alimento è proibito ma tutti sono assegnati nelle giuste quantità, abbinamenti e con la giusta frequenza. Eventualmente, nella gestione del piano alimentare e delle quantità, va considerata la terapia farmacologica prescritta. 

Le persone diabetiche non devono eliminare del tutto i carboidrati, ma fare attenzione alla quantità, alla qualità e al tipo di zucchero contenuto nel cibo. I cereali e i derivati, specialmente se integrali, come raccomanda la dieta mediterranea sono assolutamente consigliati. 

Ad esempio, cibi dolci come caramelle, bevande dolci, cioccolata non fondente, torte e biscotti, vengono digeriti e assorbiti rapidamente nel sangue e fanno aumentare più rapidamente il livello della glicemia.

Oltre al tipo di carboidrati, l’aumento della glicemia è causato dalla presenza di fibre e da come vengono associati gli alimenti durante il pasto. E’ sempre consigliabile assumere una porzione abbondante di verdure sia a pranzo che a cena, determinando una risposta glicemica più cauta. Ad un piatto di pasta in bianco è una pasta alle verdure per esempio. La corretta quantità di fibra viene raggiunta e superata seguendo una dieta di tipo mediterraneo, che prevede il consumo giornaliero di 5 porzioni tra verdura e frutta e di 3-4 porzioni alla settimana di legumi.

Quali sono i sintomi del diabete mellito tipo 2:

I sintomi del diabete mellito di tipo 2 sono meno chiari rispetto al diabete mellito di tipo 1. La malattia rimane, infatti, per molto tempo asintomatica e i sintomi si sviluppano in modo graduale e sono, quindi, più difficili da identificare.

Tra i sintomi più frequenti si possono riscontrare:

  • sete intensa e frequente bisogno di urinare
  • perdita di zuccheri nelle urine (glicosuria)
  • aumento dell’appetito
  • senso di affaticamento e vista sfocata
  • aumento delle infezioni dei genitali e delle vie urinarie (cistiti, ecc.)
  • taglietti o piccole ferite che guariscono più lentamente

Diagnosi

La diagnosi di diabete mellito di tipo 2 si fa attraverso gli esami del sangue e delle urine.  

I test principali sono:

  • glicemia al mattino dopo almeno 8 ore di digiuno (valori uguali o superiori a 126 mg/dl sono considerati indicativi di diabete)
  • glicosuria (presenza di zucchero nelle urine)
  • emoglobina glicosilata (HbA1c – dà una valutazione media della glicemia degli ultimi 2-3 mesi e, se superiore a 6,5%, può indicare la presenza di diabete)
  • test da carico orale di glucosio (dopo la valutazione della glicemia, viene fatta bere una bevanda contenente 75 grammi di glucosio e, a distanza di 2 ore, una glicemia uguale o superiore a 200 mg/dl indica la presenza di diabete)
  • valori di glicemia uguali o superiori a 200 mg/dl riscontrati nell’arco della giornata devono far sospettare la diagnosi di diabete.
  • Una serie di geni possono favorire la comparsa di diabete tipo 2. Per questo le persone con diabete tipo 2 hanno spesso parenti prossimi (genitori, fratelli) affetti dalla stessa malattia.

Terapia

La terapia del diabete mellito di tipo 2 si basa, prima di tutto, sull’adozione di stili di vita corretti, associati, eventualmente, ad una terapia farmacologica. Alimentazione e attività sportiva giocano un ruolo determinante nella gestione della patologia a medio-lungo termine. 

Gli obiettivi della terapia sono finalizzati a evitare la comparsa di complicanze o la progressione di quelle a lungo termine. Per raggiungere tale scopo si dovrebbero verificare queste situazioni:

  • ridurre, per quanto possibile, l’eccesso di peso corporeo. 
  • mantenere la glicemia a digiuno e pre-prandiale tra 70 e 130mg/dl
  • mantenere la glicemia post-prandiale al di sotto o uguale a 180mg/dl
  • mantenere l’emoglobina glicata (HbA1c), che fornisce una valutazione media della glicemia degli ultimi 2-3 mesi, a un livello inferiore o uguale a 7,0%.

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23 Maggio 2022

La gastrite è un’infiammazione della parete interna dello stomaco. L’infiammazione è dovuta, il più delle volte, ad un batterio che causa la maggior parte delle ulcere allo stomaco, l’Helicobacter pylori. L’uso regolare di alcuni antidolorifici ed il consumo eccessivo di alcol possono contribuire a scatenare la gastrite. Cosa fare in questi casi?

Quali sono i sintomi?

Si tratta di un’infiammazione e può manifestarsi improvvisamente, la gastrite acuta, oppure svilupparsi lentamente nel tempo, la gastrite cronica.

Circa un milione di italiani ,soprattutto donne, combattono periodicamente con i sintomi più tipici di questo disturbo: 

  • Bruciore o dolore nella parte superiore dell’addome che può peggiorare o migliorare mangiando,
  • crampi, 
  • nausea,
  • sensazione di pienezza nella parte superiore dell’addome dopo aver mangiato,
  • vomito.

Non sempre è sintomatica e facilmente individuabile con delle manifestazioni evidenti. Fortunatamente, per la maggior parte delle persone, la gastrite non è grave e migliora rapidamente con il trattamento. Quando i sintomi della durano per una settimana o più, con dolore e assenza di miglioramenti, è ovviamente opportuno rivolgersi ad un medico.

Esiste anche un’altra tipo di gastrite, quella nervosa, che spesso ha carattere psicosomatico ed i sintomi sono simili a quelli della gastrite normale. In questo caso soprattutto, situazioni palesi di stress, un sonno disturbato ed un’alimentazione squilibrata possono contribuire a non essere i principali responsabili del disturbo.

Cause

Come già spiegato, la gastrite è un’infiammazione del rivestimento dello stomaco. Quindi, debolezze o lesioni alla barriera di muco che protegge la parete dello stomaco consentono ai succhi digestivi di danneggiare ed infiammare il rivestimento dello stomaco. Vi sono numerose malattie e condizioni che possono aumentare il rischio di gastrite, tra cui il morbo di Crohn e la sarcoidosi. 

Esistono dei fattori di rischio che possono aumentare la possibilità di causare gastrite, tra questi: 

  • Infezione batterica.
  • L’uso regolare di antidolorifici. I comuni antidolorifici – come l’aspirina, l’ibuprofene e il naprossene – possono causare sia gastrite acuta che gastrite cronica.
  • Consumo eccessivo di alcol. L’alcol può irritare ed erodere il rivestimento dello stomaco, il che rende lo stomaco più vulnerabile ai succhi digestivi.
  • Stress.
  • Età più avanzata, gli anziani hanno un rischio maggiore di gastrite perché il rivestimento dello stomaco tende ad assottigliarsi con l’età. 
  • Reazioni autoimmuni, ossia quando il corpo attacca le cellule che compongono il rivestimento dello stomaco. Questa reazione può logorare la barriera protettiva dello stomaco. La gastrite autoimmune è più comune nelle persone con altri disturbi autoimmuni, tra cui la malattia di Hashimoto e il diabete di tipo 1. La gastrite autoimmune può anche essere associata a carenza di vitamina B-12.

Diagnosi e trattamento

E’ possibile diagnosticare in seguito ad alcuni test o anche esponendo semplicemente la propria storia medica ed i sintomi ad un dottore. Tra i test da eseguire vi sono il test dell’Helicobacter pylori, l’endoscopia e la radiografia dell’apparato digerente. 

Il trattamento della gastrite dipende dalla causa specifica. La gastrite acuta causata da farmaci antinfiammatori non steroidei o alcol può essere alleviata interrompendo l’uso di tali sostanze.

Gastrite ed Alimentazione

Ancor prima del trattamento farmacologico e della dieta è importante avere alcune norme nutrizionali e comportamentali che potrebbero aiutare i disturbi:

  • Fare dei pasti più piccoli e frequenti. Consumare pasti piccoli più spesso può alleviare gli effetti dell’acidità di stomaco.
  • Mangiare lentamente. Una corretta masticazione migliora la digestione e riduce i tempi di permanenza del cibo nello stomaco. 
  • Favorire la digestione. Dopo il pasto fare una piccola passeggiata e non distendersi subito. 

Ancora non esiste una vera e propria dieta da adottare e dei protocolli validi per tutti. Esiste una certa variabilità individuale a causa della quale alcuni cibi controindicati per qualcuno potrebbero essere ben tollerati da altri. Ci sono solo alcune indicazioni rispetto ad alcuni cibi a cui prestare più attenzione per provare a diminuire la secrezione acida dello stomaco. Infatti, solo  diminuendo la secrezione acida dello stomaco possono migliorare i sintomi fastidiosi della gastrite. 

Cosa Fare? Cibi sconsigliati in caso di Gastrite

Tra i cibi sconsigliati per la gastrite ci sono sicuramente le bevande contenenti caffeina o metilxantine come il caffè, tè, coca cola e cioccolato. Inoltre, è poco indicato l’utilizzo di spezie che possono irritare e danneggiare la parte dello stomaco, le bevande gassate o liquidi molto caldi.  

Tutto ciò che rallenta lo svuotamento dello stomaco e rende difficoltosa la digestione potrebbe aumentare la possibilità di avere più disturbi. Così, sarebbe opportuno evitare cibi eccessivamente grassi come insaccati (mortadella, salame, salsiccia, coppa etc.) e formaggi piccanti e fermentati.

Va fatta attenzione anche a condimenti grassi come panna, strutto, burro, margarina o salse fatte con abbondante olio di oliva. La frittura è una modalità di cottura da evitare a causa della formazione di acroleina, una sostanza dannosa in grado di compromettere la mucosa dello stomaco. 

Bevande alcoliche come vino, birra e superalcolici sono sconsigliate poiché esiste un rapporto diretto tra consumo di alcool e danno della mucosa gastrica. 

Infine, ci sono un’ampia categoria di alimenti che si è riscontrato peggiorare in chi soffre di reflusso e le cui sintomatologie potrebbero peggiorare anche la gastrite. Tra questi ti cibi sono presenti : agrumi e succo di agrumi, pomodoro e succo di pomodoro, cipolla, peperoni, aglio, peperoncino, pepe e menta.

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